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A zupp e latt!

Fino agli anni ’70/80 del (ahimè) secolo scorso, il latte era ritenuto un alimento fondamentale per tutta la famiglia, in special modo per la salute e la crescita dei bambini. Il medico di famiglia lo raccomandava sempre, specialmente quando ci si ammalava o si era cagionevoli di salute.

Il latte di allora, era un prodotto locale, non c’erano come adesso decine di marchi, confezioni e tipologie provenienti da tutta Italia e oltre, ma solo un tipo: il latte intero!

Da noi c’era quello proveniente da Agerola ed era confezionato in buste di plastica molli quadrate da mezzo litro. Infatti, quando si andava a comprarlo, si domandava al negoziante: “Per favore, mi dai una busta di latte?”
Il Tetra Pak credo non fosse stato ancora inventato.
La colazione tipo, per grandi e piccini era “a zupp e latt” o anche detta “o’ zuppone(citata anche nella celeberrima commedia di Eduardo De Filippo Natale in casa Cupiello), latte scaldato con l’aggiunta di zucchero e del caffè a piacimento, dove affogare pezzi di pane, meglio se un po’ raffermo o caratteristico delle nostre parti, con il tarallo agerolese al finocchietto!

Oggi definiremmo questa goduria gustativa come un “comfort food”, e lo era davvero. Colazione gustosa e saziante, senza “se” e senza “ma”!

Per me era invece croce e delizia, ma guai provare a dire che non volevo il latte a colazione… A casa mia non erano contemplate alternative!
Specialmente quando si andava a scuola, era d’obbligo prendere il latte la mattina.
Mi piaceva pure “a zupp e latt”… ma quello che proprio non sopportavo (e mi fa ribrezzo ancora adesso) era quando, sul latte scaldato, si formava quella sorta di pellicina… E hai voglia a toglierla… mi si era già chiuso lo stomaco!
Non mi piaceva nemmeno l’odore troppo forte del latte di allora, che cercavo di stemperare con l’aggiunta del cacao o del caffè.

La verità e che lo bevevo volentieri solo se preparato come piaceva a me, regola che valeva anche per il caffè e per tante altre pietanze!

Per questo motivo, io ero considerata “a’ rifittosa o schifittosa” di casa, cioè quella che faceva più capricci sul mangiare.

Non credo che fosse proprio così, ma difendevo a spada tratta le mie “preferenze gustative”, specialmente dalle incursioni dei miei, che volevano a tutti i costi farmi mangiare cose che non mi piacevano proprio.

Ad esempio, ho il ricordo tenero e divertente di mia nonna Marianna che, nelle tarde mattinate estive, cercava di rincorrermi in cortile per farmi prendere il latte (ormai freddo e con la solita pellicina sopra…) al grido di: “Titiana vien a prendere o’ zizzell!
Ovviamente, non ci riusciva, perché era troppo lenta a causa dell’età e dei suoi tanti acciacchi, ma quando la mattina mamma non c’era, lei, testardamente, al solito grido, cercava di farmi bere quel benedetto latte!

Mamma, invece, per rendere ai miei occhi il latte più appetibile, un giorno mi propose di sbriciolarci i biscotti secchi come faceva per mio fratello piccolo. Se ne pentì quasi subito, perché secondo le sue intenzioni doveva essere un’escamotage momentaneo. Invece, quella sorta di pappa con latte e biscotti, mi piacque a tal punto che iniziai a reclamarla per molto tempo.

Il latte dalla mucca al bicchiere!

A mia mamma il latte piaceva semplice, senza niente, sia caldo che freddo. Era sicuramente abituata perché era nata in una famiglia agerolese che allevava mucche da latte. Anzi, mi raccontava che da giovane era solita bere il latte che lei stessa aveva appena munto. Addirittura qualche volta (all’epoca si poteva fare), metteva il bicchiere sotto una mammella della mucca, per avere un latte “espresso”, super genuino e caldo al punto giusto!

Mi incantavo quando mi raccontava della sua gioventù e l’immaginavo come una sorta di “Heidi alla napoletana” (uno dei miei cartoni animati preferiti di allora… Tra l’altro la nonna di Peter somigliava tantissimo alla mia cara nonna Anna!), tra animali, monti e prati in fiore… Ma l’idea della bevuta espressa “dalla mucca al bicchiere” mi faceva abbastanza rabbrividire!
Esperienza che, anni dopo, in qualche modo feci anch’io.
Per alcuni anni, in estate, mi piaceva trascorrere qualche giorno ad Agerola a casa dei miei nonni o da zia Caterina, la sorella di mamma, mitica maestra elementare (dei miei ricordi ad Agerola parlerò in altri post…).
Ricordo che mia zia, per la primissima colazione che feci da lei, mi preparò il solito latte, attingendolo però direttamente da un bidone di acciaio, dove era conservato il latte appena munto da un suo parente che aveva una mucca proprio vicino casa.
Lei era contenta di potermi offrire questo late fresco e genuino a “metri 0”!
Non volli fare capricci e confessare, proprio il primo giorno da ospite, che il latte non lo gradivo per colazione e che così mi faceva quasi schifo… Berlo fu una vera fatica, era un latte troppo sostanzioso per me, un concentrato all’ennesima potenza!

Il latte al tempo della scuola

Quando invece era tempo di andare alle scuole medie, io e mia sorella ci alzavamo presto la mattina, verso le 6.30, e ci preparavamo la colazione da sole, per poi andare di fretta a prendere il pullman per Amalfi, dove si trovavano le scuole medie e superiori.

Il pullman di linea, non arrivava ancora in Piazza Olmo e dovevamo prendere quello che scendeva da Agerola.
Per raggiungere la fermata più vicina, facevamo come al solito una lunga scalinata, quella che portava “Ngopp a galleria”, la fermata successiva a quella di Acquarola.
Se perdevamo il pullman che passava verso le 7,30 era un guaio, perché non c’era un’altra corsa a distanza di breve tempo e rischiavamo di fare tardi a scuola o di non arrivarci proprio.
Quasi tutti noi ragazzi del quartiere facevamo la stessa via, e si finiva sempre con una corsa finale per le ultime rampe della scala, quando sentivamo il suono del clacson del pullman sempre più forte e nitido.

Quello sforzo finale di correre per le scale, insieme all’odore dell’asfalto e della nafta mischiato a quello dei sedili del pullman in similpelle anni ‘80, mi facevano quasi sempre disturbare, e la colazione fatta con quel micidiale latte intero mi rimaneva quasi sempre sullo stomaco. Forse solo la lunga camminata a piedi che si doveva fare per arrivare all’istituto scolastico, ubicato all’interno di Amalfi, mi aiutava a digerire!

Mamma, come ho già detto, era una convinta sostenitrice del latte come alimento completo e sostanzioso, utilissimo specialmente nei momenti di forte stress. Quindi, ogniqualvolta noi figli dovevamo affrontare un esame o una dura prova a scuola, rincarava la dose preparando un micidiale caffellatte allo zabaione!
Ricordo che la bomba come l’avevo soprannominata, l’ho dovuta ingurgitare senza potermi opporre o dire che non mi piaceva (ma non avrei avuto la forza, data la mia proverbiale ansia pre-esame!), sia all’esame di terza media che a quello delle superiori.

Mamma per fortuna ha smesso di interferire sulle mie colazioni mattutine quando ho iniziato l’università. Non so bene il perché e non posso ormai più chiederglielo, ma credo che il latte per le mamme sia strettamente legato al momento della crescita dei figli, e quindi dopo possono (anche) decidere loro liberamente quando ormai sono grandi (per me è stato proprio così).

Nel tempo ho gradualmente perso l’abitudine di prendere il latte a colazione (che comunque non era più la classica “zupp e latt”, ormai sostituita dalle innumerevoli alternative che la società dei consumi già proponeva con grande frequenza).
Il definitivo abbandono c’è stato quando ho poi scoperto di essere intollerante al lattosio!
È stato un addio a malincuore perché, nonostante il mio rapporto “burrascoso”, il latte resta un alimento che ha accompagnato la mia vita da sempre.

Quello che mi manca di più sono i suoi derivati, capisaldi della nostra gastronomia territoriale, e non poter più gustare una mozzarella, un caciocavallo, una ricotta genuina (come ero fortunatamente abituata a fare) è stato un duro colpo per me.
Le alternative industriali senza lattosio sono degli insipidi sostituti senza gusto e genuinità che alla fine, mi hanno fatto rimpiangere nostalgicamente la troppo bistrattata “zupp e latt”!

A zupp e latt!

“Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.”

Alda Merini

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